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La voce di Nicoló Paganini

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La voce di Nicoló Paganini

Nicolò Paganini, nato a Genova nel 1782, lasciò un’impronta indelebile nella storia della musica strumentale, e nella vita sociale del primo Ottocento. Egli infatti fu l’espressione più vera della sintesi tra genio e sregolatezza.  La sua incapacità di risparmiarsi nei concerti era essenzialmente determinata da uno stato di perenne sovreccitazione, dall’orgoglio e dall’ambizione di voler sempre superare se stesso. È noto che nella foga dell’esecuzione musicale poteva capitargli di rompere una, due o tre corde del violino, continuando a suonare la stessa difficilissima musica su una corda sola. Nel 1832 riuscì addirittura a tenere in soli tre mesi 65 concerti in 30 diverse città d’Europa.  A partire però dal 1828, la salute di Paganini divenne sempre più cagionevole a causa di manifestazioni morbose della più varia natura che si susseguirono e si sovrapposero nel tempo, lasciandogli periodi sempre più brevi di relativo benessere, fino a costringerlo, nel 1837, a rinunciare del tutto ai suoi concerti. Tra le varie manifestazioni morbose che afflissero Paganini, una in particolare lo avvilì e lo tormentò negli ultimi anni della sua vita: una grave raucedine che gli impediva di parlare in modo comprensibile.  Berlioz scrive: “Causa la malattia della laringe egli aveva completamente perduta la voce e solo suo figlio poteva udire o piuttosto indovinare le sue parole…”. Il figlio Achille, allora tredicenne, accostando l’orecchio alla bocca del padre fungeva infatti da interprete: una situazione straziante che si protrasse fino alla morte del grande artista avvenuta a Nizza il 15 maggio 1840. I dati biografici raccolti ci permettono di ipotizzare che la più probabile causa della grave disfonia, che afflisse Paganini negli ultimi anni della sua vita, fosse una localizzazione alle corde vocali della tubercolosi polmonare di cui soffriva.