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L’astronomo dal naso d’oro

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L’astronomo dal naso d’oro

Tycho Brahe nacque il 14 Dicembre 1546 in Danimarca, nella regione della Scania, oggi  in territorio svedese. Discendeva da una nobile famiglia, con una lunga tradizione di disciplina militare e il padre era il governatore del castello di Helsingborg, situato di fronte al castello di Helsinore, ove fu ambientata la vicenda dell’Amleto di Shakespeare.  Il piccolo Tycho rimase nella sua famiglia naturale solo per poco tempo perché all’età di un anno venne adottato dallo zio paterno Jørgen Brahe, vice-ammiraglio e comandante del castello di Tostrup. Dalla sua autobiografia apprendiamo che Tycho visse tale evento come una sorta di rapimento. Seguendo i desideri dei genitori adottivi e, soprattutto di zia Inger, Tycho venne avviato agli studi umanistici: latino, filosofia e retorica. Un evento naturale però avrebbe segnato la sua vita e la storia dell’astronomia. Il 21 Agosto 1560, alle ore 13, nel cielo di Copenhagen vi fu un’eclissi solare parziale. Il quattordicenne Tyge fu letteralmente rapito dal fenomeno naturale. L’entusiasmo fu tale da convincere i professori di Tycho, a spronarlo nello studio scientifico dell’astronomia. Proseguí gli studi all’università di Leipzig, si rese conto di come un vero astronomo necessitasse di un’adeguata attrezzatura e cominciò ad acquistare quanto di meglio offriva il mercato ma, non soddisfatto, iniziò a progettare ed a costruire in proprio strumenti astronomici.  Il 10 dicembre 1566, quattro giorni prima del suo ventesimo compleanno, Tycho fu invitato ad una festa di nozze dove era ospite anche un altro esponente della nobiltà danese: Manderup Parsberg. Tra i due, accomunati dall’età, dalla nazionalità, dallo status aristocratico e dalla focosità di temperamento, originò una accesa discussione, relativa a chi dei due avesse maggior talento matematico. Il diverbio presto degenerò in una vera e propria rissa ed i due contendenti arrivarono a sfidarsi a duello.  Il 29 Dicembre 1566 ebbe luogo il duello all’arma bianca. Nell’oscurità, alle 19 della sera Manderup colpì Tycho con un fendente all’altezza del naso, provocandogli l’amputazione praticamente completa della piramide nasale.  Tycho decise che il suo aspetto andasse reintegrato con una protesi. Quelle più diffuse dell’epoca erano realizzate in cera ed andavano mantenute in sede con sistemi di ritenzione comunque visibili, in genere uncini e cordoncini di seta. Tycho desiderava, invece, un dispositivo che si potesse camuffare quanto più possibile e, soprattutto, che rimanesse in sede, senza necessità di fissaggi esterni. Egli fece, pertanto, approntare un’epitesi metallica, realizzata con una lega d’oro e d’argento. Tycho divenne abilissimo nell’alloggiare la sua epitesi, che manteneva in sede con una sorta di pasta collante. Per il resto della sua vita egli non si separò mai da una piccola scatola, all’interno della quale conservava paste collanti e di pulizia per il suo “naso d’oro”.