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Il dramma del re bambino

Clouet_Francs_II

Il dramma del re bambino

Il breve regno di Francesco II di Valois si svolse interamente in un periodo tra i più importanti della storia di Francia, quello dei conflitti religiosi, caratterizzato dalle aspre lotte per il potere tra la fazione cattolica e quella protestante, tra gli ultimi Valois e i Borboni.  Francesco II, figlio di Enrico II e di Caterina de’ Medici, era nato a Fontainbleau nel 1544 e si era dimostrato, fin dalla prima infanzia di debole costituzione e assai cagionevole di salute.  Appena quattordicenne sposò la bella Maria Stuarda, futura regina di Scozia, di un anno più anziana di lui. A soli 15 anni il 10 Luglio del 1559 salì al trono. La giovanissima età alla morte, le trame di chi approfittava del fatto che il monarca passasse la maggior parte del tempo a caccia e non a corte in un periodo di feroci lotte tra cattolici e protestanti, tra Ugonotti e Borboni, furono i motivi per cui si ipotizzò che fosse stato avvelenato.  Una analisi delle fonti storiche, tuttavia, consente di sostenere che la causa di un decesso tanto prematuro fu, nel caso del giovane Francesco, del tutto naturale e imputabile ad un ascesso del cervello come complicanza di una banale otite. Domenica 17 novembre 1560, pur essendo ormai da dieci giorni che gli esce pus dall’orecchio sinistro, il giovane re decide di effettuare una crociera sulla Loira, probabilmente per non trovarsi ad Orlèans in occasione della esecuzione del principe di Condé . In quel mese la Loira è gelata e spazzata da un vento freddissimo e, al momento dell’imbarco, il sovrano viene colto da violenti dolori all’orecchio sinistro, fortissimo mal di testa e malessere. Rientrato nei suoi appartamenti, Francesco II accusa un aumento dei dolori, febbre, vomita e perde conoscenza.  I medici di corte ritengono si tratti di una infreddatura perché il re era uscito “trop légèrment vetu”, prescrivono terapia consistente in un purgante per il giorno successivo, applicazione di ventose, revulsivi, decotto di rabarbaro, cataplasmi. Caterina de’Medici si oppone alla proposta del chirurgo di corte di ricorrere alla trapanazione del cranio per liberare dal pus la regione dietro l’orecchio che si arrossava, doleva e si gonfiava sempre più. Si prosegue con istillazioni di miscele di aceto forte e fiele di bue, ma anche di scorie di ferro in polvere sciolte in aceto forte e colla. Il sovrano adolescente muore pochi giorni dopo. La morte del sovrano nel particolare momento storico che la Francia stava attraversando in quegli anni, assunse un significato di particolare rilievo politico in quanto a tutti era noto che essa avrebbe favorito la fazione protestante e quella di Caterina de’ Medici.  Si sospettò un avvelenamento: una polvere bianca trovata sul berretto da caccia del sovrano alimentò le chiacchiere della Corte. Fu tuttavia Caterina de’ Medici a risultare la principale indiziata, in quanto appariva la persona che avrebbe tratto i maggiori vantaggi dalla morte del proprio figlio.  La nobildonna fiorentina può essere ricordata come una fine mente politica, certamente priva di scrupoli, ma non fino al punto da far assassinare un proprio figlio. La sua rigida opposizione all’intervento chirurgico sembra infatti dettata più dal timore materno nei confronti di una terapia tanto invasiva che da freddo calcolo.  L’epilogo di questa vicenda è particolarmente triste, non solo per la morte del sovrano in così giovane età, ma, soprattutto per il disinteresse totale che circondò le sue esequie.  Il corpo del re, tre giorni dopo il decesso, venne posto in una bara da oscuri servitori e fatto portare a St. Denis con la sola scorta di due gentiluomini, abbandonato dalla madre, dalla moglie, dai Lorena e dai Borboni.