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il linguaggio dei segni

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il linguaggio dei segni

Non si sa quando sono nate le lingue dei segni, certamente erano presenti già nelle civiltà antiche di Cina, India, Mesopotamia, Egitto, Maya. Più recentemente, ce ne hanno dato un chiaro esempio i pellerossa americani. Nonostante i frequenti contatti tra le tribù delle grandi pianure, come quelli tra Sioux, Cheyenne ed Arapaho, ogni gruppo era geloso della propria lingua e raramente imparava il linguaggio degli altri. Però come mezzo di comunicazione universale si intendevano per mezzo di un linguaggio condiviso fatto di segni.
Oggi il linguaggio dei segni é la principale forma di comunicazione nella comunità dei nonudenti e degli ipoudenti, ma il linguaggio dei segni può essere utile anche per altri gruppi di persone. Anche persone con disabilità tra cui autismo, aprassia del linguaggio, paralisi cerebrale e sindrome di Down possono trovarlo utile per comunicare. La lingua dei segni è un mezzo visivo di comunicazione attraverso segnali manuali, gesti, espressioni facciali e linguaggio del corpo.
Come la lingua parlata, le lingue dei segni si sono sviluppate naturalmente attraverso diversi gruppi di persone che interagiscono tra loro, e ce ne sono molte varietà, se ne conoscono circa 300 diversi tipi nel mondo. È interessante notare che nei paesi che condividono la stessa lingua parlata non vi é necessariamente la stessa lingua dei segni. L’inglese, ad esempio ne ha tre varietà differenti: lingua dei segni americana (ASL), lingua dei segni britannica (BSL) e lingua dei segni australiana (Auslan).
L’uso delle mani per rappresentare le singole lettere di un alfabeto scritto è chiamato “fingerspelling”. È uno strumento importante che aiuta a comunicare nomi di persone, luoghi e cose che non hanno un segno stabilito. Naturalmente, come per le lingue parlate, anche l’alfabeto della lingua dei segni è diverso. Alcuni alfabeti manuali sono a una mano, altri richiedono due mani. Tutte le lingue dei segni hanno una propria struttura linguistica, diversa da quella della lingua del paese dove vengono usate.
Ma la comunicazione non avviene unicamente attraverso i gesti delle mani, la lingua dei segni, in realtà, è costituita da diversi parametri fondamentali: componenti manuali, tra cui il movimento, l’orientamento, la configurazione e la posizione delle mani, e altre componenti non-manuali, ossia le espressioni facciali, la postura e i movimenti della bocca. La comunicazione non coinvolge quindi soltanto l’uso delle mani, ma anche le braccia, il busto e la testa. Anche le espressioni facciali sono molto importanti: dall’uso che si fa del movimento delle sopracciglia, la chiusura delle palpebre, la direzione dello sguardo e i movimenti della bocca dipendono diverse sfumature di significato.
Un bambino nato da genitori sordi che già usano la lingua dei segni comincerà ad acquisirla con la stessa naturalezza con cui un bambino udente impara la lingua parlata dai genitori udenti. Tuttavia, per un bambino sordo con genitori udenti che non hanno precedenti esperienze, la lingua dovrà essere acquisita in modo diverso. Infatti, 9 bambini sordi su 10 nascono da genitori che sentono. Alcuni genitori udenti scelgono di fare apprendere la lingua dei segni ai loro figli sordi, e spesso la imparano insieme a loro. I bambini sordi e con genitori udenti talvolta apprendono la lingua dei segni attraverso coetanei sordi e diventano fluenti e bilingui. Come per le altre lingue, quanto prima un bambino viene esposto e inizia ad acquisire il linguaggio, tanto migliore sarà il suo sviluppo linguistico, cognitivo e sociale. La ricerca suggerisce che i primi anni di vita sono i più cruciali per lo sviluppo delle abilità linguistiche di un bambino e per stabilire una comunicazione di successo. Si può concordare con Bencie Woll, che afferma su New Scientist, che: “chi conosce la lingua dei segni ha una marcia in più, poiché oltre a comunicare meglio, apprende una serie di strategie per leggere e interpretare le espressioni facciali che sono essenziali per capire le emozioni di nostri interlocutori.”