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Anticorpi monoclonali: la grande speranza

Anticorpi monoclonali: la grande speranza

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha accettato gli anticorpi monoclonali come trattamento del COVID-19. La notizia é una autentica rivoluzionaria evoluzione. Finora si é puntato molto sulla prevenzione e si é investito enormemente sui vaccini in grado di stimolare la nostra produzione di anticorpi prima che il virus SARS-COV2 si avvicini al nostro naso. Ma cosa succede se avviene il contatto in assenza di anticorpi? Il virus penetra, si moltiplica e ci ammaliamo. Le cure a disposizione si sono sensibilmente affinate dopo innumerevoli tentativi iniziali con i farmaci più vari, alcuni anche molto promettenti, ma nessuno fino ad ora si é dimostrato in grado uccidere o inattivare il virus con un effetto che sia confrontabile con quello dell’antibiotico nel caso dei batteri. Si cerca di contrastare gli effetti dell’infezione, ma il virus non si lascia aggredire. Sul fronte della cura, a malattia già in corso, quindi gli anticorpi monoclonali sono il primo farmaco diretto in maniera mirata contro il virus.
Ma di che cosa si tratta? Sono anticorpi sintetici, mirati, molto efficaci, creati in laboratorio. Riconoscono il virus, impediscono la sua entrata nelle cellule e soprattutto la sua moltiplicazione. Funzionano anche per diverse settimane come “scudo anticontagio”. La convinzione che siano effettivamente quanto di meglio ci sia stato messo a disposizione viene confermato dal fatto che gli anticorpi monoclonali prodotti dagli istituti Regeneron siano stati il cuore del trattamento effettuato sull’ex Presidente degli USA Donald Trump. All’uomo più potente del pianeta, che ipotizzava di iniettare disinfettante per sterilizzare i malati, sono stati proprio gli anticorpi monoclonali a risolvere in breve l’infezione. Anche questa cura, che é in grado di rivoluzionare la prognosi della malattia pandemica riducendo del 70% la mortalità, ha però alcuni importanti limiti.
Innanzitutto va somministrata nei primi giorni (72 ore) in cui compaiono i sintomi e non é altrettanto efficace nei casi gravi e avanzati. Si somministra con una unica infusione mediante una flebo endovenosa per un’ora, ma questo ne limita l’uso domiciliare. Inoltre il costo di circa 2000 euro, che corrisponde circa a quello di una giornata di ricovero in ospedale ne limiterà la somministrazione ai pazienti fragili e a rischio come i diabetici, anziani, obesi e cardiopatici.