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Medico, cura te stesso!

Medico, cura te stesso!

Dicono che un giocatore di calcio come Platini o Pelé si presenti solo una volta nella vita. Ha abilità fuori del normale, si comporta in modo coerente con standard elevati, è mentalmente determinato e prende le giuste decisioni anche quando è sotto pressione. Ha una forte etica del lavoro, sia nell’allenamento che nel gioco, ed è in grado di adattarsi in una grande varietà di ambienti. Sebbene sia un individuo enormemente dotato, rimane comunque un giocatore di squadra, che possiede indubbie doti di leadership.
In effetti questi sono tutti attributi che vorremmo riconoscere anche nei medici cui affidiamo la nostra salute. La maggior parte dei medici è tenuta a comportarsi a livelli estremamente alti in ogni manifestazione della loro attività lavorativa. Ogni medico é consapevole delle alte aspettative del paziente e nel contempo si rende conto delle possibili conseguenze se il risultato del suo operato è insufficiente o se commette un errore. Non sorprende quindi che i medici possano essere stressati e cagionevoli di salute a causa proprio della loro attività.
I livelli di malattia nei professionisti medici sono 20-, ma per certe attività anche il 60% piú elevati rispetto alla popolazione generale, indipendentemente dalla specialità o dal livello di anzianità. Questi risultati sono confermati da tutti gli studi effettuati. Addirittura i più alti tassi di suicidio riscontrano tra coloro che esercitano l’anestesia o la psichiatria. L’Organizzazione Mondiale della Sanità si riferisce allo stress come all'”Epidemia del 21° secolo” e prevede che entro il 2020 cinque delle principali malattie di tutto il mondo saranno correlate allo stress. Questo significa che tutti noi abbiamo una possibilità su quattro di sviluppare una malattia correlata allo stress nella nostra vita.
“Ognuno di noi ha il proprio livello di stress positivo per cui il livello di pressione raggiunto ci stimola e ci esprimiamo al meglio delle nostre capacità”.
Che lo si ami o lo si rifugga, tutti abbiamo bisogno di stress nelle nostre vite. La chiave sta nel contenerlo entro certi limiti e gestirlo. Esiste una relazione diretta tra la quantità di stress che sperimentiamo e le nostre prestazioni; con troppo poco stress possiamo essere eccessivamente rilassati e poco performanti, con troppa tensione possiamo sentirci schiacciati e rischiare malattie e burnout.
Ognuno di noi ha il proprio livello di stress “ottimale” in cui il livello di pressione a cui arriviamo ci attiva e ci esprimiamo al meglio delle nostre capacità. Questo puó essere definito: essere “nella zona”, come l’atleta prima di una gara o noi stessi prima di una scadenza o di una prestazione.
Oggi abbiamo le prove concrete del legame tra tensioni e malattia. Lo stress infatti é correlato all’ansia e al panico, alla fatica e al burnout, ai disturbi dell’umore e al suicidio. Anche le forme per lo più genetiche o ereditarie di molte malattie mentali come il disturbo bipolare dell’umore e la schizofrenia possono essere precipitati e aggravati dallo stress.
Sono dimostrabili i collegamenti tra stress e malattie fisiche, in particolare malattie cardiache, ipertensione, attacchi cardiaci, obesità, malattie gastrointestinali, disturbi infiammatori dell’intestino, delle articolazioni e della pelle. Anche alcuni tumori possono essere favoriti o aggravati dallo stress. Recentemente, è stato collegato all’invecchiamento precoce e all’atrofia dell’encefalo. Lo stress porta frequentemente all’aumento dell’assunzione di alcol, al consumo di altre sostanze e alla dipendenza dal fumo, nonché al rischio di incidenti e questi aumentano enormemente i rischi per la salute.
“Gestire lo stress dipende da noi, ma esistono tecniche che si possono apprendere.”
I nostri atenei, gli enti di formazione e luoghi di lavoro sono tutti consapevoli dell’importanza di gestire la salute del medico e stanno sempre più mettendo in campo iniziative di salute e benessere, ma c’è ancora molto che possiamo fare a livello personale per gestire la nostra salute e la nostra capacità di recupero.
Difficoltà di addormentamento, astenia, stanchezza, mancanza di entusiasmo, rallentamento dei processi decisionali e di concentrazione frequentemente associati a irritabilità sono spesso i primi segni.
È importante avere consapevolezza del nostro stress e percepire i segnali di allarme quando oltrepassiamo una pressione eccessiva. Lo stress funziona a nostro vantaggio purché siamo in grado di non oltrepassare quella tensione sufficiente per portare a termine il lavoro, ma poi prenderci il tempo per recuperare e ricostituire le nostre riserve in vista della prossima situazione impegnativa. Ancora una volta, l’esempio deve essere l’atleta che calcola il tempo per il recupero tra le prestazioni in gara.
L’approccio raccomandato per la gestione dello stress è quello di assumere uno stile di vita e abitudini salutari oltre all’auto-aiuto come primo passo. Qualora fosse necessario, il trattamento che può essere utile è la terapia cognitivo-comportamentale che considera i tratti del pensiero e della personalità. Un trattamento farmacologico va intrapreso nel caso il problema persistesse nonostante questi input. Il farmaco usato è solitamente scelto nella grande famiglia degli antidepressivi o modulatori dell’umore che aiutano anche a combattere l’ansia, non creano assuefazione e non hanno effetti sedativi.
Nel nostro smartphone possiamo portare sempre con noi alcune app studiate per aiutarci con brevi pause guidate al rilassamento e alla meditazione. L’app Headspace ad esempio è una buona risorsa, ma online se ne trovano anche altre come Buddhify e Smiling Mind. Su www.futurelearn.com si possono inoltre seguire percorsi di gestione dello stress online anche gratuitamente.
Lavorare in ambito sanitario, essere costantemente esposto al pubblico, gestire a lungo alti livelli di responsabilità e rischi di ripercussioni pubbliche degli errori è enormemente gratificante, ma altrettanto stressante.

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