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Disarma i batteri e combattili con le loro stesse armi

Disarma i batteri e combattili con le loro stesse armi

Al microbiologo neozelandese John Tagg, non è mai andata giù che lo streptococco che colpí le sue tonsille e con le sue tossine gli provocó severi danni cardiaci avesse infierito proprio su di lui. Si impegnò quindi a studiare perché tra tutti i germi che ospitiamo nella nostra bocca si fosse infilato prepotentemente proprio uno tra i più pericolosi. Si mise a raccogliere e analizzare per anni la flora che cresce nel nostro cavo orale e gli equilibri che determinano le proporzioni tra i vari batteri, ma anche tra questi e i virus e i vari miceti. Tagg aveva dovuto assumere antibiotici per diversi anni e voleva sapere come questi farmaci influenzano i normali rapporti tra i microorganismi che vivono al nostro interno. Negli anni ’80 , confrontando vari tipi di streptococchi raccolti dalle bocche di un grande numero di bambini, scoprí che un certo tipo di Streptococco alfa emolitico produceva delle sostanze antibiotiche efficaci contro lo Streptococco beta-emolitico del gruppo A, proprio quello che a lui aveva causato un sacco di problemi. Chiamó queste sostanze: batteriocine. Si tratta di proteine che rilasciate dal batterio impediscono l’attecchirsi e il proliferare degli altri batteri tutt’intorno, esattamente come un antibiotico naturale. Nella nostra bocca, tutti noi portiamo lo Streptococco salivarius, un bacillo “buono” in grado di produrre queste sostanze e proteggerci dai batteri che causano le infezioni. Si tratta di un germe presente solo nella bocca di noi umani e che produce le batteriocine mirate sulla cosiddetta “triade infernale”, cioè quel gruppo di patogeni responsabile del maggior numero di infezioni delle vie aeree superiori, per cui la sua presenza si dimostra particolarmente preziosa, prevenendo faringotonsilliti e otiti.
Il potere del Salivarius é stato riconosciuto al punto che negli Stati Uniti si commercializza anche in forma di cewingum. L’infettivologo De Marchi spiega che: “per essere efficace il ceppo deve essere vivo e vitale: dunque va conservato in frigo e somministrato alla sera, dopo aver mangiato e lavato i denti. In molti soggetti, dal terzo/quarto giorno di terapia, questo salivarius è in grado di “colonizzare” il cavo orale producendo le sue due batteriocine e togliendo spazio agli streptococchi “cattivi”». Sono stati fatti diversi studi ed altri sono attualmente in corso e si sono dimostrati molto incoraggianti. «Nei soggetti con storia di faringotonsilliti streptococciche si è vista una riduzione degli episodi tra l’85 e il 97% – spiega ancora Boccazzi – e una volta interrotta la terapia c’è un “effetto trascinamento” per i sei mesi successivi con riduzione degli episodi del 60%. Durante la terapia si è notata anche una riduzione delle tonsilliti di origine virale del 60%, mentre per le otiti la diminuzione è risultata del 40%». Finora non si sono mai verificate quelle che potrebbero essere delle conseguenze negative della presenza dei batteri nel nostro cavo orale e cioè il Salivarius non ha mai provocato infezioni, non ha mai sviluppato resistenze agli antibiotici che in qualche modo sarebbero potute essere trasferite ai batteri “pericolosi”, inoltre non sopravvive in qualunque altro punto dell’organismo che non sia la mucosa della bocca.
Questo vantaggio si sfrutta anche per la azione del Salivarius nella protezione dalla carie dentaria. «Si tratta di batteri depotenziati, una sorta di vaccino che aiuta a creare delle difese immunitarie – spiega Gaia Lisa Vinciguerra, odontoiatra specialista in Ortognatodonzia all’Università degli studi di Pavia -. Il salivarius M18 svolge tre azioni, grazie ad alcuni enzimi: si oppone alla crescita dello Streptococcus mutans (che causa la carie), si oppone alla crescita della placca ed evita che dentro la bocca si formi un ambiente acido che facilita la formazione di tartaro e gengiviti.