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sordo, sordomutismo, impianto cocleare
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sordomuto o non udente?

sordomuto o non udente?

“Le moderne protesi acustiche e l’avvento degli impianti cocleari stanno cambiando il modo in cui gli udenti concepiscono i problemi della sordità. Hanno anche portato molte persone sorde, genitori e clinici a interrogarsi su quale possa essere il ruolo delle lingue dei segni in quest’epoca di tecnologie per l’udito senza precedenti.” scrive Francesco Pavani del Centro Interdipartimentale Mente e cervello dell’Università di Trento.
Si parla di LIS, la lingua dei segni che vediamo usare talvolta dalle persone non udenti. In realtà ne vediamo sempre meno nelle nostre strade e nei luoghi pubblici. Come mai? sono spariti i sordi o si sono sviluppate nuove strategie di comunicazione tra loro e con loro? “Lo sviluppo costante delle tecnologie e biotecnologie per l’udito avanza quasi giornalmente i confini del recupero acustico possibile nella persona sorda, alimentando le speranze di chi vorrebbe vedere risolto il problema della sordità attraverso un dispositivo tecnologico.” prosegue Pavani. Protesi acustiche sempre piú efficaci e impianti cocleari precocissimi sono in grado di far ottenere ai bambini ipoacusici prestazioni comunicative molto simili ai coetanei udenti nella produzione di parole e consentono un notevole passo avanti nella competenza linguistica. Per la lingua dei segni rimane uno spazio molto ridotto rispetto a un passato anche relativamente recente.
La vita di Andrea, sordo alla nascita avrebbe potuto essere diversa e costretto alla comunicazione con segni, con tutti i relativi limiti. A 23 mesi la sua storia ha avuto una svolta con un impianto cocleare. « Io non ho problemi – racconta Andrea – riesco a parlare con gli altri e non ho mai imparato la LIS, la lingua dei segni. All’inizio qualche bambino mi prendeva in giro perché a volte non capivo, ma sono stati episodi che non hanno avuto un grosso impatto nella mia vita. Ora, magari, incontro qualcuno che si interessa al mio impianto cocleare, mi fa molte domande: io sono sempre contento di rispondere». Il prof. Burdo dell’Associazione Liberi di Sentire ONLUS, é tra i sostenitori dell’abbandono della LIS e le sue argomentazioni sono condivisibili: “la LIS è una lingua creata ex novo da Volterra negli anni 80, rifacendosi ai segni utilizzati dai sordomuti romani nel secolo scorso. Questo è il motivo per cui nessun sordo italiano capisce i telegiornali segnati, ad eccezione di alcuni romani (in gran parte ormai avanti con gli anni). I sordi, quando segnano, utilizzano un dialetto locale.” sostiene, e prosegue:” Oggi si utilizzano i linguaggi segnati nella didattica solo con i figli dei sordomuti e con i figli sordi di immigrati che non vogliono imparare l’italiano (!!!), oltre che con rari pazienti che, oltre ad essere sordi, hanno bisogni particolari. Si tratta di poche decine di soggetti per città.”
Il dibattito é quindi forte tra coloro che sono impegnati a far sparire la comunicazione con i segni e i sostenitori di questa “lingua” destinata a coloro che i suoni non li sentono.
Il dibattito stesso viene alla ribalta oggi perché: “Il governo dei cambiamenti ha deciso di finanziare, con 6 milioni di euro, la formazione di una nuova figura di insegnante della lingua dei segni per i sordi dimenticando che:
– in quasi tutti i paesi civili il sordomutismo è stato sconfitto;
– le scuole speciali sono state abolite in Italia dal 1977;
– la grande maggioranza dei genitori dei bimbi sordi rifiuteranno questo tipo di assistenza perché il 90% dei sordi nasce in famiglie di udenti;
– il termine “sordomutismo” è stato abolito con una legge dello stato perché oggi solo pochissimi ne sono affetti.
- La maggior parte dei sordi sono riabilitati alla comunicazione orale” sostiene Burdo che vede come l’attuale governo confermi, con questa proposta, il suo atteggiamento estremamente populista.
Certamente, se l’ottimismo verso le protesi acustiche e gli impianti cocleari è legittimo, esso va accompagnato dalla consapevolezza che anche le condizioni ideali per il buon esito dell’impianto coclearie non mettono completamente al riparo dal rischio di deficit linguistici. Soprattutto, occorre non perdere di vista il fatto che lo scopo del genitore, del clinico e della persona sorda non può essere ridotto al solo recupero della sensazione acustica, ma deve riguardare la facoltà linguistica.