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IL SONNO: DIAMO I NUMERI?

IL SONNO: DIAMO I NUMERI?

Esistono soggetti che necessitano di meno ore di sonno rispetto ai coetanei, ma che, pur dormendo soltanto 4 o 5 ore per notte, si sentono bene e riposati come chi ne dorme 9. Questa è una condizione estremamente soggettiva e sta a dimostrare quanto sia importante capire il personale ritmo naturale del sonno. Imparare a conoscere le nostre esigenze significa anche evitare inutili stress, come andare a coricarsi troppo presto e non riuscire ad addormentarsi velocemente può creare il dubbio di avere un problema quando in realtà basterebbe cambiare leggermente l’orario e adeguarlo alla nostra età ed esigenza fisica. E’ importante sentirsi bene e riposati il giorno successivo, perché, se questa sensazione di benessere non dovesse accompagnarci nelle ore diurne, allora potrebbe realmente esserci un problema da risolvere. Troviamo in commercio sempre nuovi apparecchi per il monitoraggio del sonno. Sensori da applicare al corpo, dischi da inserire sotto il materasso, orologi e radiosveglie in grado di misurare non solo la durata, ma soprattutto la qualità e la profondità del sonno. Le applicazioni per smartphone che ci vogliono aiutare analizzando i nostri momenti di riposo si moltiplicano ogni giorno.  Ciò é dovuto alla maggiore attenzione che poniamo al ristoro notturno e nel contempo ci sensibilizza ad essere attenti a tutti quegli aspetti indispensabili per un sonno ristoratore. Nella pratica queste apparecchiature sono studiate per rilevare la frequenza cardiaca, respiratoria e dei movimenti notturni ed anche l’analisi precisa delle fasi del sonno. Possiamo così ottenere un diario del sonno con eventuali rilevazione dei disturbi respiratori e ottenerne una immagine grafica. Tutto ciò é reso possibile oggi, infatti del nostro sonno possiamo misurare e ottenere valori numerici che ci danno l’esatta rilevazione, l’analisi e il miglioramento delle personali abitudini notturne.

Quali sono allora i valori più significativi in grado di quantificare il periodo che dobbiamo dedicare al recupero psicofisico?

Il più riconosciuto indice in grado di dirci se un eventuale russamento può danneggiare la nostra salute si definisce: indice di apnea/ipopnea (AHI). Si tratta di un punteggio che rappresenta il numero medio di eventi di interruzione completa o parziale del respiro che si manifestano per ogni ora di sonno.  Nel sonno normale questo valore non dovrebbe superare il numero di 5 eventi per ora. 

Lo stesso valore non dovrebbe essere superato per l’indice di disturbo respiratorio (RDI). Si tratta di un indice simile al precedente, ma che tiene conto anche di brevi risvegli che costringono ad uno sforzo respiratorio e conseguente “arousal” a livello elettroencefalografico: i cosiddetti RERA.

Le apparecchiature cliniche, a differenza delle applicazioni “fai da te”,  sono in grado soprattutto di misurare esattamente il valore dell’indice di desaturazione dell’ossigeno (ODI). Questo punteggio è importantissimo, in quanto prende in considerazione il numero delle volte che l’ossigeno nel sangue scende di almeno il 4% ogni ora di sonno. Come ci si può facilmente immaginare, più l’ossigeno diminuisce, più il cuore deve faticare e rischia di sviluppare aritmie, ipertensione, insufficienza cardiaca fino al cosiddetto “cuore polmonare cronico” con aumento del rischio di infarto cardiaco, ma anche ictus cerebri e morte improvvisa. 

REM significa “Rapid Eye Movement”, e sta ad indicare il movimento rapido degli occhi che avviene durante una precisa fase notturna. Non solo i nostri occhi si muovono, ma anche il nostro corpo subisce dei cambiamenti: il battito cardiaco accelera, la pressione arteriosa aumenta, e il respiro diventa meno regolare. La fase REM del sonno è detta appunto “sonno paradosso” perché è l’unica in cui si verificano i sogni. Il nostro cervello è infatti incredibilmente attivo, come se stessimo svolgendo un’attività intellettuale. Sappiamo che l’interruzione della fase REM può provocare l’insorgenza di sintomi ansiosi, irritabilità, difficoltà di concentrazione e disturbi della memoria. Sognare, quindi, non è semplicemente un gioco, ma un’attività cognitiva fondamentale per il nostro benessere. Il risveglio brusco dalla fase REM, infatti, può causare confusione e disorientamento e addirittura allucinazioni. Addirittura, non andare nella fase REM per diversi giorni porta a disturbi psichici, allucinazioni, paranoia e disturbi della personalità.

Il fabbisogno totale di sonno e quello della fase REM sono variabili soprattutto in base all’età:

Fabbisogno totale di Sonno Di cui Sonno REM
Fino a 2 anni 12 ore e 30 minuti 3 ore
Fino a 5 anni 11 ore 2 ore 30 minuti
Fino a 9 anni 10 ore e 20 minuti 2 ore
Fino a 13 anni 10 ore 2 ore
Fino a 19 anni 8 ore e 20 minuti 2 ore
Fino a 25 anni 8 ore 2 ore
Fino a 30 anni 7 ore e 20 minuti 2 ore
Fino a 45 anni 7 ore 2 ore
Fino a 50 anni 6 ore e 20 minuti 1 ora 30 minuti
Oltre i 50 anni 6 ore 1 ora 30 minuti

L’età, e le caratteristiche psicologiche personali possono determinare l’esigenza di sonno. L’adulto, l’anziano, ma anche la persona estroversa, energica, lavoratrice instancabile, ambiziosa e sicura di sé generalmente dorme poco, mentre il soggetto che facilmente si preoccupa, insoddisfatto di sé, un po’ nevrotico, creativo tende a dormire per tempi più lunghi. Resta determinante e meno variabile la durata del sonno che deve essere garantita allo stadio REM e cioè tra il 15 ed il 30%. 

Dobbiamo essere consapevoli che dormire non è una perdita di tempo, come la società frenetica di oggi potrebbe farci credere. Per migliorare le nostre prestazioni dovremmo preoccuparci di dormire meglio, non meno. Diverse funzioni infatti vengono regolate proprio in questo indispensabile momento della nostra vita. Non godere di un sonno realmente ristoratore é da considerarsi pertanto una vera e propria malattia.